FERITE DIFFICILI
Rispetto agli adulti, i bambini presentano caratteristiche della cute particolari e tipiche dell’età. E’ per questo motivo che anche piccole lesioni, tagli, bolle, lacerazioni, abrasioni, possono diventare in breve tempo di difficile cura e cronicizzarsi fin dall’inizio della diagnosi clinica.
La cute pediatrica, così fragile, può con facilità essere lesa da dispositivi medici, collanti, cerotti e medicazioni tradizionali, sia quando vengono applicati che durante la rimozione, talora impropria, ottenuta senza né cautela né rispetto per la cute stessa.
Le ferite difficili sono un campo vasto e, indipendentemente dalla causa, sono classificabili come quelle che da subito appaiono di difficile guarigione: tra di esse sono comprese le ustioni complicate, le ulcere da pressione, le ulcere vascolari di vario tipo, le lesioni cutanee autoimmunitarie, le deiscenze di ferite chirurgiche.
Ecco perché, quando un genitore ci affida una ferita, la si classifica come “difficile” quando il suo processo di guarigione si prolunga già da molti mesi se non anni, non si conclude mai completamente oppure, dopo una parvenza di guarigione, ricompare riaprendosi completamente in un tempo breve.
L’esame approfondito della sede di lesione, della cute perilesionale, dei margini della ferita, del fondo e delle pareti insieme all’analisi dell’edema e del gonfiore dei tessuti, nonché del tipo e abbondanza dell’essudato possono esserci di grande aiuto nel prevedere se la ferita sarà “difficile” o meno. Nella nostra esperienza e considerando gli studi sull’argomento, questi sono i caratteri più o meno presenti in una ferita “difficile” e cronica: scarsa umidità e secchezza, cattiva ossigenazione, colorito grigiastro, scarsa granulazione, necrosi, infezione, presenza di biofilm, grandezza, callosità sui bordi, sedi declivi o su prominenze ossee.
Parimenti, possiamo prevedere che una ferita sarà “difficile” quando il bambino è malnutrito, con bassi livelli di ferro, anemico, immunocompromesso, con una coagulazione allungata.
Nell’insieme quindi, poiché curiamo un bambino e non una ferita, conoscere a fondo patologie associate e corresponsabili della ferita stessa sarà indispensabile per trasformarla, da ferita di difficile guarigione in ferita in fase di guarigione avviata.
Caratteristiche cliniche del bambino e della ferita sono quindi unite nel determinarne una guarigione più o meno lenta e stentata oppure rapida. Ma nello stesso tempo, anche la formazione scientifica e clinica del chirurgo plastico sono determinanti per migliorare l’andamento di guarigione della ferita difficile.
Basti pensare che una ferita può diventare “difficile” per errori di medici ed infermieri improvvisati nel settore, dopo il trattamento con molti presidi, con molti disinfettanti o detergenti, con molti debridement impropri o solo parziali.
Conoscere quindi la storia clinica del bambino, esaminare a fondo la ferita difficile, usare le giuste medicazioni avanzate o interattive, i diversi tipi di debridement al momento opportuno, le terapie a pressione negativa, anche quelle miniaturizzate e semplificate, ci aiutano a ridurre i tempi di guarigione e quindi a convertire una ferita da cronica in acuta, da difficile a facile e a prevederne la guarigione definitiva e stabile nel tempo.
Lo scopo finale è quello di ridurre il dolore del bambino, la sua permanenza in ospedale e di riavviarlo alla sua vita quotidiana, ai suoi giochi ed attività in tempi brevi o, meglio ancora, brevissimi.